La cannabis può avere effetti antinfiammatori nei malati di artrite reumatoide. È la conclusione a cui è arrivato un gruppo di ricercatori dell’University Hospital di Duesseldorf (Germania), che ha condotto uno studio, pubblicato lo scorso settembre, in cui viene analizzato l’effetto del cannabidiolo (CBD) sui fibroblasti sinoviali dell’artrite reumatoide (RASF).
I fibroblasti sono delle particolari cellule presenti nella membrana sinoviale, un sottile tessuto connettivo, che riveste internamente le articolazioni. Il cannabidiolo, invece, è un cannabinoide naturale presente nella cannabis sativa, che non provoca effetti inebrianti, attribuiti al THC. Il CBD aveva già dimostrato precedentemente di portare benefici nell’epilessia e alcuni studi effettuati sui roditori con artrite indotta hanno confermato gli effetti analgesici del componente della cannabis. In queste ricerche, però, non era stato identificato il meccanismo di azione del CBD, dato che è in grado di legarsi a vari recettori ed enzimi.
La ricerca ha incluso 40 pazienti affetti da artrite reumatoide, precedentemente sottoposti a intervento chirurgico di sostituzione dell’articolazione del ginocchio. In questi pazienti, gli studiosi tedeschi hanno analizzato l’effetto del CBD sulla vitalità e sulla produzione di citochine nei fibroblasti sinoviali dell’artrite reumatoide (RASF). Lo studio dimostra che il principio attivo della cannabis riduce la vitalità cellulare e la produzione di RASF, che sono uno dei principali autori della distruzione articolare nell’artrite reumatoide dato che, come spiegano i ricercatori, “secernono citochine pro-infiammatorie ed enzimi degradanti la matrice”. Precedentemente, i ricercatori avevano identificato il ricettore transitorio TRPA1 come bersaglio terapeutico, dato che anche il CBD si lega a questo recettore. “Abbiamo ipotizzato- spiegano gli scienziati- che il CBD abbia effetti dannosi sulla vitalità cellulare, il che potrebbe spiegare in parte il suo meccanismo d’azione nei siti di infiammazione”.
Non solo. I ricercatori, infatti, hanno dimostrato anche come il CBD sia in grado di influenzare i livelli di calcio intracellulare. “La potenza del CBD è stata migliorata dalla preincubazione con TNF per 72 ore . In queste condizioni, i livelli di calcio intracellulare erano significativamente aumentati rispetto al RASF non trattato”.
Dallo studio emerge che uno dei principali principi attivi della cannabis “possiede un’attività antiartritica e potrebbe migliorare l’artrite mirando ai fibroblasti sinoviali in condizioni infiammatorie”. Di conseguenza, il CBD potrebbe rivelarsi utile come trattamento contro l’artrite reumatoide.