Il cannabidiolo (CBD) può essere un alleato durante il processo di invecchiamento e per le malattie dell’età. È una delle potenzialità attribuite al composto della cannabis, che potrebbe aiutare gli anziani ad affrontare i cambiamenti legati all’età, senza il rischio di incorrere negli effetti psicoattivi provocati dal THC.

Negli ultimi anni, diverse ricerche scientifiche hanno dimostrato gli effetti terapeutici della cannabis e in particolare del CBD, per trattare i sintomi e alleviare il dolore causato da varie patologie. Per gli anziani, il CBD può essere un’alternativa efficace per affrontare la comparsa dei disturbi tipici dell’invecchiamento, tra cui dolori articolari, insonnia, dolore cronico e per mantenere o migliorare le capacità cognitive, come la memoria e la concentrazione. Ma non solo. Il cannabidiolo può rallentare il processo di osteoporosi, fornire un aiuto efficace anche contro i sintomi di Parkinson e Alzheimer e combattere l’ansia e la depressione, disturbi che possono interessare le persone, soprattutto dopo una certa età.

Il CBD contro l’artrite

I cannabinoidi possono essere utili agli anziani per alleviare il dolore causato dall’artrite. A sottolinearlo sono stati alcuni studi che, individuando le proprietà analgesiche e antinfiammatorie dei cannabinoidi, hanno mostrato le potenzialità dei composti della cannabis terapeutica come antiartritici. Una ricerca del 2016 ha sperimentato l’uso del CBD per il trattamento dei sintomi artritici nel ratto, evidenziando la possibilità del cannabidiolo nell’alleviare l’infiammazione correlata al dolore da artrite, “senza evidenti effetti collaterali”. Questo studio, hanno concluso i ricercatori, dimostra che “il cannabidiolo attenua l’infiammazione e il dolore senza effetti collaterali”. Nel 2020, un’altra analisi ha esplorato le potenzialità del componente non psicoattivo della cannabis nell’artrite indotta da collagena murino, sottolineando l’efficacia del CBD come antiartritico, per le sue capacità di migliorare i sintomi legati alla malattia. Infine, uno studio recente ha analizzato l’effetto del cannabidiolo sui fibroblasti sinoviali dell’artrite reumatoide, le cellule presenti nel tessuto che riveste le articolazioni. I ricercatori hanno dimostrato la capacità del CBD nel ridurre la vitalità delle cellule autrici della distruzione articolare nell’artrite reumatoide e hanno concluso che il cannabidiolo “possiede un’attività antiartritica”.

Il CBD per ridurre l’ansia

Altri disturbi che possono interessare le persone anziane sono ansia e depressione. Anche in questo caso, il CBD può aiutare nel trattamento dei sintomi, dato che è in grado di sviluppare un senso di calma, riducendo lo stress. Nel 2011, un gruppo di ricercatori ha evidenziato una correlazione tra l’uso del CBD e il contenimento dell’ansia sociale e, nello studio pubblicato sul Journal of Neuropsychopharmacology, sono stati riportati i risultati relativi ai partecipanti trattati con 600 mg di cannabidiolo o un placebo. Il trattamento si è dimostrato efficace, dato che “ha ridotto significativamente l’ansia” legata in particolar modo al “Public speaking”. Non solo. Il composto della cannabis ha ridotto anche “la disfunzione cognitiva e il disagio nel parlare in pubblico”. Più recentemente, uno studio del 2021 ha sottolineato le potenzialità del CBD per il trattamento di questo disturbo, suggerendo che l’uso della sostanza sia in grado di “ridurre l’ansia e i sintomi depressivi”.

Cannabis terapeutica e insonnia

La cannabis terapeutica può essere utile anche nel trattamento dell’insonnia, che si manifesta spesso nelle persone anziane. Nel 2004, infatti, gli scienziati del Regno Unito studiarono gli effetti della sostanza sul sonno notturno in 8 volontari sani, evidenziando un aumento della sonnolenza legato all’uso della cannabis terapeutica. Successivamente, nel 2017, lo studio Substitution of medical cannabis for pharmaceutical agents for pain, anxiety, and sleep, dimostrò le potenzialità della cannabis medica per combattere ansia, emicrania e insonnia. L’utilizzo della sostanza, infatti, ha portato i soggetti sottoposti allo studio a diminuire l’uso di ansiolitici, farmaci per l’emicrania e medicinali per favorire il sonno. Più recentemente, uno studio clinico ha valutato l’efficacia del farmaco ZTL-101, un medicinale a base di THC e CBD usato per il trattamento dell’insonnia cronica.

CBD come antidolorifico

Numerosi studi hanno sostenuto l’efficacia del CBD anche per alleviare il dolore cronico. Il composto non psicoattivo della cannabis, infatti, ha dimostrato di essere una buona alternativa agli oppiacei e agli antidolorifici, grazie alle sue proprietà antidolorifiche e all’assenza di effetti collaterali. Uno studio del 2008 confermava l’efficacia del Sativex, farmaco a base di cannabis terapeutica, nel trattamento del dolore neuropatico e in quello oncologico, specificando anche la buona tollerabilità degli analgesici cannabinoidi da parte dei pazienti. Come precisa una ricerca del 2018, diverse meta-analisi e studi clinici hanno esaminato l’uso della cannabis terapeutica e, in particolar modo del CBD, per il trattamento del dolore cronico, arrivando alla conclusione che cannabis e cannabinoidi possiedano proprietà analgesiche, “specialmente nel dolore neuropatico”. La ricerca attuale supporta, quindi, “l'uso della cannabis medica nel trattamento del dolore cronico negli adulti”.

La cannabis per rafforzare le ossa e prevenire l’osteoporosi

Con l’avanzare dell’età, le ossa diventano più fragili e una delle problematiche a cui possono andare incontro le persone anziane è la fratturaossea. Alcuni studi hanno mostrato la presenza di recettori dei cannabinoidi anche nei tessuti ossei dello scheletro, indicando le potenzialità dei cannabinoidi nel rimodellamento osseo. I recettori dei cannabinoidi CB1 e CB2, infatti, possono essere attivati da CBD e THC, che possono così contribuire al rallentamento del processo di osteoporosi. Uno studio del 2009 ha sottolineato l’importanza dei recettori dei cannabinoidi nella progressione dell’osteoporosi, aprendo la strada allo sviluppo di “farmaci cannabinoidi per combattere l’osteoporosi”. L’anno dopo, una ricerca ha ribadito l’effetto protettivo dei recettori CB1 e CB2 contro “la perdita ossea dipendente dall’età, nei topi sia maschi che femmine”. Dato il ruolo di primo piano del sistema endocannabinoide nel processo di osteoporosi, gli studi indagano sulle potenzialità dei cannabinoidi nella rigenerazione ossea e nel rallentamento dell’osteoporosi.

Il CBD contro i sintomi di Parkinson e Alzheimer

Il cannabidiolo può fornire un aiuto efficace anche nelle patologie più gravi che possono insorgere più spesso con l’età, come Parkinson e Alzheimer. Alcuni studi hanno mostrato le potenzialità del CBD nel trattamento di alcuni sintomi legati al mordo di Parkinson e al miglioramento degli aspetti cognitivi compromessi dall’Alzheimer. Una ricerca del 2014 ha indagato l’effetto del CBD su 21 pazienti con Parkinson senza demenza o altri disturbi psichici, arrivando a concludere l’esistenza di una possibile relazione tra l’uso del CBD e il miglioramento della qualità della vira dei pazienti. Uno studio del 2020, invece, ha precisato l’azione del CBD come neuroprotettore e possibile “nuovo candidato terapeutico per la malattia di Alzheimer”.