Milano, 15 ottobre 2025 – In occasione della Giornata Europea per la consapevolezza del dolore, che si celebra oggi 15 ottobre, Clinn, progetto innovativo e unico nel settore sanitario, focalizzato sull’accesso ai trattamenti medici a base di cannabinoidi, presenta i propri dati aggiornati sull’uso della Cannabis Medica nel trattamento del dolore cronico.

Tra i circa 4.000 pazienti attivi di Clinn su cui è stata effettuata l’analisi, circa la metà (49,74%) utilizza la Cannabis Medica proprio per il trattamento del dolore, con una prevalenza nella fascia di età over 65 (33,6%). La modalità di somministrazione più diffusa è quella orale sublinguale, scelta dal 72% dei pazienti. Le formulazioni cosiddette Balance, ovvero con rapporto 1:1 tra THC e CBD, dominano nella maggior parte dei tipi di dolore, mentre le formulazioni ad alto contenuto di THC assunte per via inalatoria sono preferite nel dolore acuto, come emicrania e cefalee.

I dati sull’efficacia clinica confermano risultati significativi: il 65% dei pazienti in trattamento con Cannabis Medica per il dolore ha registrato un miglioramento medio di almeno due punti sulla scala NRS (Numerical Rating Scale). Secondo la scala PGIC, il 66% dei pazienti si dichiara “molto migliorato”. La percezione di beneficio non si limita alla riduzione del dolore, ma comprende miglioramenti su ansia, qualità del sonno e qualità di vita complessiva.

Negli ultimi anni i cannabinoidi, tra cui THC, CBD e altri composti minori, sono diventati oggetto di crescente interesse clinico e scientifico. Questi principi attivi sono capaci di agire direttamente sul sistema endocannabinoide, una rete di recettori che regola dolore, infiammazione, appetito e umore. Studi clinici recenti confermano benefici significativi: revisioni sistematiche del 2023 indicano una riduzione del dolore tra il 42% e il 66% nei pazienti trattati con CBD, da solo o in combinazione con THC, in particolare in caso di fibromialgia, dolore neuropatico e dolore infiammatorio.

“In Italia la Cannabis Medica è già prescrivibile per il dolore cronico che non risponde ad altre terapie – dichiara Salvatore Martorina, Direttore Operativo del progetto Clinn - ma la sua diffusione è ancora limitata da vincoli normativi e organizzativi. Non è una cura miracolosa, ma se usata con dosaggi corretti e sotto controllo medico può davvero aiutare a ridurre il dolore e migliorare la qualità della vita. A differenza di antinfiammatori e oppioidi, che presentano effetti collaterali significativi e rischi di dipendenza, la cannabis terapeutica ha un profilo di sicurezza favorevole, con effetti collaterali generalmente lievi o moderati. In un futuro della terapia del dolore sempre più personalizzato e multimodale, la cannabis affiancherà i trattamenti tradizionali e offrirà nuove possibilità a chi finora non ha trovato sollievo.”

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