Quando si parla di cannabis terapia, si parla molto spesso della possibile interazione tra questa e altri farmaci. Un aspetto che spesso viene sottovalutato, ma che nella nostra esperienza clinica sappiamo essere molto importante, è l’interazione che i cannabinoidi hanno con determinati alimenti.

Assorbimento dei cannabinoidi e ruolo dei pasti

Quando la cannabis medica viene assunta per via orale, ad esempio sotto forma di olio, capsule o tisane, la presenza di cibo nello stomaco può influenzarne significativamente l’assorbimento. I cannabinoidi sono sostanze lipofile, ossia si sciolgono nei grassi, e una dieta ricca di grassi ne facilita la dissoluzione e l’assorbimento. Studi clinici hanno dimostrato che un pasto ad alto contenuto di grassi aumenta drasticamente la biodisponibilità dei cannabinoidi. Ad esempio, uno studio del gennaio 2025 pubblicato su Nature, evidenzia come la somministrazione di CBD insieme a un pasto ricco di grassi ha prodotto concentrazioni massime nel sangue fino a 17 volte superiori rispetto all’assunzione a stomaco vuoto, con un aumento dell’esposizione totale (AUC) di quasi 10 volte. Analogamente, per il THC l’assunzione di capsule durante un pasto ad alto contenuto calorico ritarda l’insorgenza dell’effetto ma aumenta l’assorbimento complessivo di circa 2,5-3 volte. In altre parole, a stomaco pieno l’effetto può manifestarsi più tardi, ma con un assorbimento maggiore.

Questa interazione è importante per i pazienti: assumere il farmaco a stomaco vuoto può portare a un effetto più rapido ma meno duraturo o intenso, mentre assumerla dopo (o durante) un pasto ricco di grassi può dare un effetto più forte e prolungato, ma con inizio ritardato. Per questo motivo si cerca di avere coerenza nell’assunzione rispetto ai pasti, così da ottenere effetti prevedibili e costanti. Come evidenziato in uno studio recente, standardizzare l’assunzione di CBD in un momento preciso della giornata è importante per risultati terapeutici ottimali e ridurre la potenziale variabilità degli effetti.

Effetti della cannabis sull’appetito e il metabolismo

Uno degli effetti più noti del THC è la capacità di stimolare l’appetito. In ambito terapeutico, questo effetto viene sfruttato positivamente: pazienti affetti da condizioni che causano inappetenza, perdita di peso o cachessia (come quelli sottoposti a chemioterapia, con HIV/AIDS, o con disturbi alimentari) possono trarre beneficio dalla cannabis medica per recuperare il desiderio di mangiare. Il meccanismo alla base di questa “fame chimica” è complesso e coinvolge sia circuiti cerebrali che ormonali. Studi sugli animali e sull’uomo hanno mostrato che il THC attiva i recettori endocannabinoidi nell’ipotalamo, una regione chiave per la regolazione della fame, causando il rilascio di ormoni della fame come la grelina e la riduzione di segnali di sazietà. Per esempio, l’inalazione di cannabis ha indotto dei topi già sazi a ricominciare a mangiare poco dopo, proprio perché si osservava un’impennata di grelina nel sangue; bloccando la grelina, l’effetto stimolante sull’appetito scompariva.

Questo effetto stimolatore dell’appetito della cannabis è prezioso in medicina: può aiutare i malati con anoressia da malattia a mantenere un’alimentazione adeguata. Comprendere meglio come la cannabis alteri il comportamento alimentare potrà portare a trattamenti mirati per l’anoressia legata a patologie croniche.

Modalità di assunzione e interazioni con il cibo

Le possibili interazioni con il cibo dipendono molto anche dalla modalità di assunzione della cannabis terapeutica. Come abbiamo già visto all’inizio di questo approfondimento, l’assunzione orale – tramite olio o capsule – può avere un assorbimento diverso a seconda di ciò che si mangia.

Nel caso di assunzione per via inalatoria, quindi vaporizzata, l’interazione con il cibo è minima. Il THC e gli altri cannabinoidi entrano direttamente nel circolo sanguigno attraverso i polmoni; quindi, ciò che c’è nello stomaco non influisce sull’assorbimento iniziale. Un paziente che vaporizza la cannabis medica avvertirà gli effetti in pochi minuti indipendentemente dall’aver mangiato o meno. Tuttavia, anche qui esiste un’interazione indiretta: se la cannabis vaporizzata stimola l’appetito, il paziente potrebbe trovarsi a fare spuntini extra post-assunzione. Inoltre, alcuni pazienti preferiscono non inalare a stomaco vuoto per evitare un eventuale leggero senso di debolezza o stordimento che potrebbe essere più marcato in condizioni di digiuno. Ma in generale, non vi sono particolari indicazioni alimentari da seguire per chi assume cannabis per via inalatoria, se non quelle generiche di seguire uno stile di vita sano.

Alcuni estratti di cannabis vengono assunti attraverso le mucose della bocca. Il cibo, in questo scenario, potrebbe interferire solo se l’assunzione non è corretta. Si raccomanda di non mangiare né bere immediatamente prima e dopo la somministrazione sublinguale, per dare tempo ai cannabinoidi di assorbirsi attraverso la mucosa. Deglutire subito l’estratto lo rende di fatto un’assunzione orale (con tutti i pro e contro discussi prima). Quindi, in questo caso, è bene assumere il farmaco lontano dai pasti o quantomeno evitare di ingerire cibo per alcuni minuti dopo la dose, per massimizzare l’assorbimento sublinguale.

Alimenti da evitare e precauzioni dietetiche

Così come certi cibi possono aiutare l’assorbimento, alcuni alimenti possono interferire con il metabolismo dei cannabinoidi. Il caso più noto è quello del pompelmo. Il succo di pompelmo è risaputo per inibire l’enzima epatico CYP3A4, responsabile del metabolismo di molti farmaci. THC e CBD vengono in parte metabolizzati proprio da questo enzima. L’assunzione di succo di pompelmo insieme a cannabinoidi può quindi portare a concentrazioni nel sangue più alte del previsto, aumentando il rischio di effetti indesiderati.

Un discorso analogo vale per altri cibi o integratori che influenzano gli enzimi epatici:

  • Erbe o integratori con effetto induttore (es. Erba di San Giovanni/iperico) potrebbero ridurre i livelli di cannabinoidi nel sangue, attenuandone l’efficacia, motivo per cui andrebbero evitati in concomitanza con la cannabis terapeutica salvo parere medico.
  • Alcol: pur non essendo un “alimento”, merita menzione in quanto spesso consumato con i pasti. L’alcol può avere un effetto sinergico depressivo sul sistema nervoso centrale in combinazione con il THC. Ciò significa che bere alcolici mentre si è sotto terapia con cannabis può amplificare sedazione, vertigini e compromettere i riflessi in misura maggiore di ciascuna sostanza da sola. È prudente evitare le bevande alcoliche durante il trattamento con cannabinoidi, sia per motivi di sicurezza che di prevedibilità dell’effetto terapeutico.
  • Caffeina e altre sostanze stimolanti: non esistono interazioni alimentari dirette documentate tra caffeina e cannabinoidi. Tuttavia, poiché la cannabis può in alcuni casi provocare tachicardia o lievi cali pressori, l’assunzione esagerata di caffeina (caffè, energy drink) potrebbe accentuare palpitazioni o ansia in soggetti sensibili. Moderazione e ascolto del proprio corpo sono la chiave.

Cannabis terapeutica, dieta e stile di vita

Infine, è utile avere una visione d’insieme su come la cannabis medica si inserisce nello stile di vita alimentare del paziente:

  • Alimentazione equilibrata. Seguire una dieta varia e bilanciata rimane fondamentale. Alcune ricerche suggeriscono che una dieta ricca di grassi saturi e zuccheri possa alterare il sistema endocannabinoide endogeno. Mantenere un’alimentazione sana (con frutta, verdura, grassi “buoni” omega-3, etc.) può aiutare l’organismo a rispondere meglio sia alla terapia con cannabis che al mantenimento del benessere generale.
  • Sinergie positive. Alcuni alimenti contengono composti che interagiscono con il sistema endocannabinoide in modo benefico. Ad esempio, il pepe nero e il rosmarino sono ricchi di beta-cariofillene, un terpene che agisce sui recettori CB2 e possiede proprietà antinfiammatorie, tanto da essere definito un “cannabinoide alimentare”. Il cioccolato fondente contiene sostanze simili agli endocannabinoidi prodotti dal nostro corpo, che possono influenzare positivamente l’umore. Questo non significa che tali cibi producano gli stessi effetti della cannabis, ma inserirli in una dieta equilibrata potrebbe coadiuvare il bilanciamento del sistema endocannabinoide. Un stile di vita sano ed equilibrato, con dieta corretta e attività fisica, è il miglior complemento a qualsiasi terapia, inclusa quella con cannabinoidi.
  • Idratazione. La cannabis -soprattutto il THC - può causare secchezza delle fauci. Bere acqua a sufficienza e magari tenere a portata di mano bevande non zuccherate può aiutare a contrastare questo effetto e rendere più piacevole l’alimentazione. Una buona idratazione favorisce anche la digestione e la salute generale.

La relazione tra cannabis terapeutica e alimentazione è un tassello importante per un uso sicuro ed efficace dei cannabinoidi in medicina. Il cibo può essere un alleato nel potenziare l’effetto terapeutico ma anche un fattore da gestire con attenzione, come nel caso di alimenti che interferiscono con il metabolismo o dell’aumento dell’appetito. Un paziente informato su queste interazioni potrà ottimizzare la propria terapia, ottenendo i massimi benefici dalla cannabis medica in piena sicurezza.

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