Nelle Marche, come nelle altre regioni italiane, la cannabis per uso terapeutico può essere prescritta a pagamento da qualsiasi medico abilitato e iscritto all’Ordine, per trattare i sintomi di alcune patologie, contro i quali i farmaci tradizionali non si siano rivelati efficaci. Ma dal 2017, per i pazienti residenti nelle Marche, è possibile ottenere la cannabis terapeutica anche gratuitamente, grazie all’approvazione della legge regionale n. 26, del 7 agosto 2017, che disciplina le modalità di utilizzo della cannabis terapeutica, prevedendone anche l’erogazione a carico del Servizio Sanitario Regionale (SSR). Successivamente, nel dicembre dello stesso anno, sono state approvate anche le Linee di indirizzo procedurali per l’attuazione della legge.

Chi può accedere alla cannabis terapeutica?

La cannabis terapeutica può essere un efficace trattamento contro i sintomi di alcune patologie, tra cui dolore cronico, nausea o vomito, spasticità e mancanza di appetito. I pazienti che soffrono di questi disturbi o di patologie sulle quali esista una documentazione scientifica accreditata possono avere accesso alla cannabis terapeutica. Ma, l’uso medico della sostanza non può essere considerato una terapia vera e propria: si tratta di un “trattamento sintomatico di supporto ai trattamenti standard”. Quindi, i pazienti possono avere accesso alla cannabis terapeutica solamente quando i farmaci tradizionali non hanno prodotto gli effetti desiderati, o hanno provocato effetti collaterali non tollerabili. Anche in caso di un necessario aumento della dose dei medicinali standard, che potrebbero causare effetti secondari pesanti, è consentito fare uso di marijuana per scopi medici. Se vengono soddisfatti questi criteri, il paziente può accedere al trattamento, a pagamento. Le Marche prevedono regole precise, per rendere il trattamento completamente a carico del Servizio Sanitario Regionale.

Quando la cannabis terapeutica è rimborsabile?

Le linee guida relative alla Legge del 2017 precisano che “la fornitura di medicinali cannabinoibi di origine industriale o le preparazioni magistrali, a carico del SSR, è limitata ai pazienti residenti nella regione Marche”. Per i residenti nelle Marche, gli usi rimborsabili riguardano:

  1. Il trattamento per alleviare i sintomi in pazienti affetti da spasticità da moderata a grave dovuta alla Sclerosi Multipla;
  2. L’analgesia in patologie che implicano spasticità associata a dolore (sclerosi multipla, lesioni del midollo spinale);
  3. L'analgesia nel dolore cronico (con particolare riferimento al dolore neurogeno);
  4. L’effetto anticinetosico ed antiemetico nella nausea e vomito, causati da chemioterapia, radioterapia, terapie per HIV;
  5. L’effetto stimolante dell’appetito nella cachessia, anoressia, o nei pazienti oncologici o affetti da AIDS e nell’anoressia nervosa;
  6. L’effetto ipotensivo nel glaucoma resistente alle terapie convenzionali;
  7. La riduzione dei movimenti involontari nella sindrome di Gilles de la Tourette.

Chi può prescrivere la cannabis terapeutica nelle Marche?

In generale, tutti i medici abilitati e iscritti all’Ordine possono prescrivere la cannabis terapeutica a pagamento. È invece autorizzato a prescrivere cannabis terapeutica a carico del Sistema Sanitario Regionale il medico con una delle seguenti specializzazioni:

  1. Neurologia;
  2. Oncologia;
  3. Malattie infettive;
  4. Cure palliative;
  5. Terapia del dolore;
  6. Oculistica.

Dopo la prima prescrizione effettuata dal medico specialista, che ha anche il compito di redigere un Piano Terapeutico, possono prescrivere la cannabis anche i medici di medicina generale o i pediatri di libera scelta. Per ottenere una prescrizione di cannabis a scopo terapeutico è possibile rivolgersi anche ai medici di Clinn.

Quali sono le vie di somministrazione?

Le preparazioni a base di cannabis possono essere assunte per via orale, tramite decotti o capsule, o per via inalatoria, con cartine per vaporizzazione. In entrambi i casi, la somministrazione deve avvenire in modo graduale: sarà il medico ad indicare la dose necessaria per il singolo paziente. Solitamente si inizia con dosaggi minimi, per poi eventualmente modificare le dosi, in base alla valutazione dei primi effetti.