I farmaci a base di cannabinoidi sono a tutti gli effetti equiparati agli altri medicinali. Questo significa che il costo sostenuto per acquistarli in farmacia può essere portato in detrazione dalle tasse, proprio come qualunque altro farmaco o spesa sanitaria.
È importante sottolineare che la detraibilità è concessa solo in presenza di documentazione fiscale adeguata. Quando si acquista la preparazione o l’estratto di cannabis in farmacia, bisogna richiedere il cosiddetto scontrino “parlante”, ossia quello che indica chiaramente la natura di farmaco o medicinale, la quantità acquistata, il prezzo, e soprattutto il codice fiscale del paziente che intende detrarre la spesa. Solo con questi elementi lo scontrino è valido ai fini fiscali. Nella pratica, basterà presentare la tessera sanitaria al farmacista al momento dell’acquisto e lo scontrino riporterà automaticamente questi dati, soddisfacendo i requisiti richiesti.
Non serve allegare la ricetta medica cartacea alla dichiarazione dei redditi: ai fini della detrazione è sufficiente conservare lo scontrino parlante rilasciato dalla farmacia. Basterà poi consegnarlo al proprio CAF, commercialista o inserirlo nei documenti della dichiarazione 730, esattamente come si fa per tutte le altre spese sanitarie. Nel modello 730 la spesa andrà indicata nell’elenco delle spese mediche detraibili, senza bisogno di specifiche ulteriori.
Come funziona la detrazione nel modello 730
Le spese sostenute per la cannabis terapeutica possono ridurre il carico fiscale grazie alla detrazione IRPEF del 19%, riconosciuta oltre una piccola franchigia prevista per legge. È fondamentale conservare gli scontrini fiscali parlanti per poter usufruire di questo risparmio sulle tasse.
Dal punto di vista fiscale, la detrazione delle spese sanitarie funziona così: nella dichiarazione dei redditi (modello 730 o Redditi PF) si possono inserire tutte le spese mediche sostenute nel corso dell’anno a condizione che superino complessivamente la franchigia di 129,11 € annui. La franchigia è una quota minima non rimborsabile: in pratica i primi 129,11 € di spese mediche annuali non producono benefici fiscali, ma la parte eccedente sì. Su ciò che si spende oltre tale cifra, spetta infatti una detrazione dall’IRPEF pari al 19%.
Facciamo un esempio semplice: se nell’anno si sono spesi 500 € in totale di farmaci e visite, la parte detraibile sarà 370,89 €, ossia 500 € - 129,11 € della franchigia. Su questa somma si potrà recuperare il 19%, ovvero circa 70 € di tasse in meno da pagare. La detrazione non è un rimborso diretto dell’intera spesa, ma rappresenta comunque un risparmio: riduce l’imposta dovuta e quindi consente di recuperare quasi un quinto di quanto speso.
Dal punto di vista pratico, come inserire queste spese nel 730? Chi compila il 730 precompilato non dovrà preoccuparsi di nulla, perché troverà già elencate le proprie spese farmaceutiche: le farmacie, infatti, comunicano al Sistema Tessera Sanitaria gli importi legati al codice fiscale di ciascun assistito. È buona norma comunque conservare gli scontrini e verificarne la presenza. Nel quadro E del modello 730 (Sezione relativa alle spese sanitarie), l’ammontare dei costi per farmaci verrà indicato insieme a tutte le altre spese detraibili. Non occorre distinguere la tipologia di farmaco acquistato: la cannabis medica figura semplicemente tra i “farmaci” detraibili al 19%, al pari di un antibiotico o di un antidolorifico, purché appunto documentata da scontrino parlante.
Differenze regionali e cannabis a carico del SSR
Fin qui abbiamo parlato del caso in cui il paziente paga di tasca propria la cannabis terapeutica. Bisogna però ricordare che non sempre è così: in Italia la distribuzione della cannabis medica può avvenire a carico del Servizio Sanitario Regionale (SSR) in determinate situazioni. La sanità presenta profonde differenze da una regione all’altra riguardo alla rimborsabilità della cannabis terapeutica.
In alcune Regioni sono state emanate leggi e delibere che prevedono la fornitura gratuita (o con il solo pagamento di un ticket) dei farmaci a base di cannabinoidi per specifiche patologie e condizioni cliniche. In altre zone, invece, tali normative sono più restrittive o ancora in fase di attuazione, costringendo di fatto i pazienti a rivolgersi al settore privato e sostenere direttamente la spesa (da detrarre poi in dichiarazione, come visto sopra).
Di seguito elenchiamo le principali condizioni cliniche per le quali un decreto ministeriale (DM 9 novembre 2015) ha riconosciuto l’uso terapeutico della cannabis e che molte Regioni hanno adottato come criteri per la rimborsabilità tramite SSR:
- Sclerosi Multipla, per alleviare spasticità e dolore resistenti ad altre terapie;
- Dolore cronico o dolore oncologico, specialmente se di tipo neuropatico e refrattario ai comuni antidolorifici;
- Nausea e vomito causati da chemioterapia, radioterapia o terapie per HIV/AIDS, quando non rispondono ai trattamenti tradizionali;
- Inappetenza e perdita di peso (cachessia, anoressia) in pazienti oncologici o affetti da AIDS, o anoressia nervosa, non migliorabili con terapie standard;
- Glaucoma resistente alle terapie convenzionali (per l’effetto ipotensivo oculare dei cannabinoidi);
- Sindrome di Tourette non controllabile con trattamenti standard.
Queste indicazioni terapeutiche sono quelle principali condivise a livello nazionale, ma ogni Regione mantiene una certa autonomia decisionale: alcune riconoscono tutte le patologie sopra elencate per l’erogazione a carico del SSR, altre ne includono solo alcune, e qualcuna aggiunge ulteriori condizioni sulla base di evidenze scientifiche emergenti.
Se il paziente riesce ad ottenere la cannabis tramite il SSR, ciò comporta un vantaggio immediato: il farmaco viene fornito gratuitamente o dietro pagamento di un ticket minimo, abbattendo il costo diretto. In tal caso, ovviamente, non vi sarà (o sarà molto ridotto) alcun importo da detrarre nelle tasse, perché la spesa a carico del cittadino è nulla o simbolica. Al contrario, per tutti i pazienti fuori dai criteri di rimborsabilità regionale o residenti in regioni dove ancora non esistono percorsi di erogazione gratuita, la detrazione fiscale rappresenta un importante strumento di risparmio. Recuperare il 19% della spesa può non sembrare molto, ma su terapie prolungate e costose (che possono ammontare a centinaia di euro al mese) può alleviare in parte l’onere economico del trattamento.

