Si tratta di una malattia cronica e invalidante, nella quale l'endometrio, un tessuto che in genere riveste la cavità uterina, viene accumulato in sedi anomale dell'apparato genitale o in distretti esterni. Possibili sedi di accumulo sono: miometrio, pelvi (ovaie, vulva, vagina, retto, vescica), intestino tenue, fino a reni o polmoni (endometriosi esterna).

Sebbene non vi siano al momento studi clinici che ne confermino le cause, tra le ipotesi più accreditate vi sarebbe il trasporto di frammenti endometriali dall’utero alle tube, causato dalle contrazioni uterine che compaiono in occasione della mestruazione.

Tra i fattori di rischio che potrebbero influire sull’insorgenza dell’endometriosi ci sarebbero alcune particolari condizioni, quali nulliparità (nessuna gravidanza) e menarca (prima mestruazione) precoce, presenza pregressa della patologia a livello familiare, cicli mestruali non regolari - troppo brevi o particolarmente lunghi – e condizioni fisiche che causano ritenzione del flusso mestruale o ne impediscono un passaggio agevole al di fuori dell’apparato riproduttivo.

Cosa comporta?

La forma più comune è l’endometriosi esterna, in particolare a carico delle ovaie. A soffrirne principalmente sono le donne in età fertile, tra i 25 e i 35 anni, sebbene possa colpire anche in diverse fasce di età. Nel 30-40% dei casi, questa patologia può essere anche causa di sub-fertilità o infertilità, in alcune manifestazioni direttamente collegata a un ritardo della diagnosi. Al contrario, attraverso una diagnosi rapida, grazie anche a una maggiore conoscenza dei sintomi da parte del sesso femminile, si può tendere a un miglioramento della qualità della vita e alla prevenzione dell’infertilità.

L’accumulo di cellule endometriali può causare nelle donne che ne sono affette diversi sintomi clinici caratterizzanti, come ovulazione, fase premestruale e mestruale (dismenorrea) con dolori molto intensi, abbondanti perdite di sangue durante il periodo mestruale (menorragie) o perdite nel periodo intermestruale (menometrorragie) e rapporti sessuali dolorosi (dispareunia). Frequenti sono anche la comparsa di febbricola o astenia, cioè stanchezza fisica debilitante anche in assenza di sforzi o attività fisica particolarmente intensa. L’endometriosi può anche causare dolore durante la minzione e la defecazione, con presenza di sangue nelle urine o nelle feci. Una bassa percentuale della popolazione affetta, al contrario, può non riportare alcun segno clinico rendendo meno evidente la presenza della patologia.

Le complicanze non sono frequenti e possono essere rappresentate da: cisti endometriosiche, create da sangue condensato; aderenze, dovute all’unione di organi o tessuti distinti attraverso fasce di tessuto fibroso-cicatriziale; o una degenerazione maligna, fortunatamente tra le complicanze più rare dell’endometriosi

Cannabis medica ed Endometriosi

Il razionale terapeutico dei cannabinoidi nelle patologie ginecologiche si basa sulla capacità dei principi attivi di intervenire sul controllo del dolore, le tensioni muscolari, l’infiammazione e l’ansia, che possono fare parte del corredo sintomatologico. Si può avviare un percorso terapeutico basato su varie preparazioni: un olio assorbito a livello intestinale, con rapporto THC:CBD da valutare in sede di visita, da assumere per via orale con azione sul lungo termine; preparazioni da assumere per via inalatoria o topica (a base di THC e/o CBD dipende da caso a caso) in modo tale da poter intervenire in maniera immediata in momenti di dolore acuto oppure per agevolare il rapporto sessuale, alleviando i sintomi grazie agli effetti antalgici, lenitivi e miorilassanti. La scelta e la risposta a queste modalità di somministrazione sono individuali e da concordare caso per caso.

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